sabato 12 agosto 2017

Incendi dolosi: Cui Prodest?


Come più volte sostenuto nelle pagine di questo blog, non è razionale credere che ad essere responsabili della maggior parte degli incendi boschivi che ogni anno affliggono il territorio siano in gran parte cause naturali ed un piccolo esercito di persone affette da una patologia psichiatrica epidemica che sembra manifestarsi solo d'estate, perché se uno è piromane lo rimane anche d'inverno e brucia qualsiasi cosa, non solo macchie boschive.
E' logico invece pensare che assieme a fenomeni come l'immigrazione massiva di giovani maschi stranieri benestanti e nullafacenti, anche quello degli incendi boschivi rappresenti non solo un danno per il Paese ma anche e soprattutto un grosso affare per qualcuno.
Per ridimensionare qualsiasi fenomeno più o meno criminale che apporti danno e sofferenze ad uno Stato ed alla sua popolazione, è ovvio che serve a poco o a
nulla inasprire le pene per i responsabili se non s'interviene spezzando la catena che genera tornaconto da qualsiasi evento negativo. Ci sarà sempre qualcuno disposto a compiere un crimine in vista di un profitto sicuro: nel momento in cui il crimine dovesse "non pagare" più, rimarrebbero solo pochi squilibrati incalliti a perseverare nella sua prosecuzione.

In linea con quanto esposto, la cronaca comincia ad ammettere che dietro alle cause di tanti incendi dolosi c'è o ci potrebbe essere qualcuno mosso da interessi concreti, oltre ai millantati casi di piromani per noia o per patologia psichiatrica. Non ho verità da spiattellare ma, a livello di ipotesi, non varrebbe la pena di "seguire il denaro" (principio base per ogni buon investigatore) indagando su chi ha da guadagnare da ogni devastazione incendiaria?
Ausiliari dei Vigili del Fuoco o altro personale retribuito solo in occasione di incendi?
Fornitori e manutentori di materiali e di tecnologie estinguenti, veicoli compresi?
Politici corrotti interessati a piani di dissesto locale o generale del territorio?

Stante la gravità del fenomeno, ogni ipotesi vale la pena di essere vagliata.
Con una legge idiota e controproducente, è stabilito che le aree percorse dal fuoco non possano essere rimboschite artificialmente prima di cinque anni dall'evento distruttivo, credendo in tal modo di dissuadere i potenziali piromani che traggono profitto dai rimboschimenti.
In realtà, lasciare una macchia bruciata a sé stessa anche per una sola stagione invernale, nel caso di un'area con dei forti dislivelli altimetrici, può creare danni permanenti al territorio sotto forma di frane che possono impoverire di terriccio fertile i fianchi delle colline, rendendo molto difficile o quasi impossibile il riattecchimento delle specie vegetali soprattutto ad alto fusto che necessitano quindi di un apparato radicale che scenda in profondità nel terreno.
E' anche molto difficile quantificare l'impatto ecologico globale che provoca un incendio boschivo prendendo in considerazione diversi aspetti come gli effetti del particolato combusto diffuso in atmosfera, il dissesto idrogeologico indotto, gli effetti sul microclima locale, la distruzione degli ambienti faunistici e vegetali, le conseguenze per l'agricoltura dell'esodo delle specie animali che riescono a sfuggire agli incendi e per l'ecosistema della morte di quelle che non ci riescono. Inoltre, ci sono da considerare anche gli effetti negativi indotti sul turismo che in ogni caso, certamente, è attratto ed in cerca di ambienti naturali quanto più intatti e rigogliosi, non certo dei resti di macchie devastate dal fuoco.
Nell'ottica di un piano più che evidente di distruzione economica del Paese portato avanti negli anni dai governi illegittimi, appare chiaro che ci sono forti interessi esteri a danneggiare il turismo in Italia. E che i nostri attuali governanti siano al servizio di interessi extra nazionali appare evidente ed indiscutibile.

Insomma, sembra che analizzando tutti gli aspetti del quadro, si possano individuare diversi interessi distruttivi e ricostruttivi - che stanno alla base di tutte le guerre, non solo ambientali - riconducibili al fenomeno degli incendi boschivi.
Essi, oltretutto, costituiscono purtroppo un ottimo corroborante - nell'ottica sovraesposta - alle modificazioni climatiche indotte mirate alla distruzione dei raccolti che quest'anno hanno centrato più che mai il loro obiettivo: il tepore anomalo della stagione invernale ottenuto con una costante copertura chimica ad effetto serra, la siccità indotta nelle stagioni della fioritura disseccando o deviando artificialmente i fronti imbriferi e la grandine sulle specie vegetali in prossimità della raccolta, sono riusciti a provocare danni ingenti all'economia nazionale. Un'azione di guerra economica ed ambientale perfettamente riuscita.

La prima domanda da porsi è sempre la stessa: Cui Prodest?