giovedì 20 luglio 2017

L'inasprimento delle pene come unica soluzione dei problemi

Se è vero che non esiste alcun modo per dimostrare che un incidente stradale possa essere ascritto ad un tasso alcolemico superiore ai valori di legge da parte del responsabile, è altrettanto vero che l'uso sconsiderato di un palmare (telefono o computer che sia) costituisce un potente fattore di rischio, ed è accertato statisticamente che questa pratica attuata in modo sconsiderato sia stata ed è quotidianamente causa
d'incidenti.
Ma da qui a pensare di ritirare la patente la prima volta che una persona sia sorpresa al telefono mentre guida, onestamente sembra eccessivo anche a me che da sempre biasimo quest'imprudenza.
Ma anche ascoltare musica a tutto volume può distrarre dalla guida, pur se in maniera nettamente meno pericolosa perché si tratta ad ogni modo di un impegno passivo dal punto di vista psicomotorio.
Per aggiustare il tiro del giudizio, andrebbe precisato che un buon guidatore non conduce il suo veicolo utilizzando il livello più "presente" di coscienza ma una serie di automatismi e riflessi acquisiti. Affrontare questo discorso in questa sede, tuttavia, può deviare l'attenzione dal nòcciolo del problema.
Il ritiro della patente, in un Paese moderno in cui la vita quotidiana è quella che è, costituisce un provvedimento gravissimo che andrebbe applicato solo in casi estremi post eventum e non quale misura preventiva o sanzionatoria. I danni materiali ed esistenziali di una persona privata della possibilità di guidare possono essere enormi, assolutamente sproporzionati alla violazione.
Ma i politici ovviamente se ne fottono dei principi giuridici: del resto le leggi non sono altro che le regole che il potere impone ai suoi sudditi e valgono solo per questi ultimi, prescindendo dai loro diritti umani ed esistenziali e fregandosene altamente delle conseguenze di pene esagerate.

Allo stesso modo, si pensa di arginare il problema degli incendi dolosi: inasprendo le pene per i responsabili.
In realtà, il problema si risolverebbe senza applicare pene particolari ma rendendo infruttuoso il business dell'incendio. Anche perché non mi sembra probabile un'epidemia della patologia psichiatrica della piromania, così come sono inesistenti tante altre millantate epidemie, nel nostro Paese, come il morbillo o la meningite, salvo casi per quest'ultima come per la tubercolosi e la scabbia, ascrivibili quasi esclusivamente all'immigrazione di massa da Paesi in cui queste patologie sono endemiche.