martedì 26 luglio 2016

La regola che confermò l'eccezione - Suzuki GT 750

Non a caso siglata GT ovvero Gran Turismo, questa Suzuki 750 dimostrò la versatilità e l'affidabilità del motore a due tempi a tutti i suoi detrattori "esperti" da bar dei motociclisti.

Sidecar motore Suzuki GT750
Concepita tra molti ritardi (vedi Kawa 900) anch'essa per osteggiare la supremazia della Honda CB 750, fu la moto che stravolse maggiormente i canoni correnti utilizzando contro ogni consuetudine un motore a due tempi per muovere una moto dichiaratamente non sportiva. Tuttavia, possedendo un motore molto interessante per gli elaboratori in genere ma in particolare per i costruttori di sidecar da corsa, non fu esentata certo da utilizzi sportivi.


Honda CB 750 Four
Anch'essa fu un'altra "cromata 10HP" coeva alla famosa canzone e fu anche la prima moto di serie dotata di raffreddamento a liquido, caratteristica che fugò in partenza qualsiasi timore di surriscaldamento del cilindro centrale - debolezza manifestata dalle omologhe Kawasaki - e fu anche la prima moto a due tempi dotata di avviamento elettrico. Peraltro, questa dotazione fu considerata inutile sulla stragrande maggioranza delle successive moto 2T data la facilità d'avviamento a pedale di questo tipo di motori, fino a che diventò un componente ordinario per i primi scooter automatici a 2T, dopo essere stato già sperimentato sulla Vespa.
Altra innovazione, di valenza puramente estetica, fu lo sdoppiamento dello scarico centrale in due piccole marmitte, quale semplice ossequio alla simmetria generale.

L'utenza comune, in genere si limitava a sostituire l'assurdo ed anti ergonomico manubrio "a corna di vacca chianina" con un manubrio classico a piega bassa. I più esigenti sostituivano, come d'obbligo per le giapponesi dell'epoca, gli ammortizzatori posteriori ma non mancavano interessanti accessori after market che ne potevano stravolgere la personalità, come gli scarichi ad espansione, la sella "un posto e mezzo" ed un kit per il montaggio di un doppio disco anteriore, quest'ultimo fornito direttamente dalla Suzuki nonostante per filosofia costruttiva continuasse a dotare la moto di un singolo tamburo.

A sottolineare la dirompenza della sua innovatività, la moto fu presentata in un'inusuale colorazione rosa-shocking metallizzato.
La moto fu testata in diversi raid organizzati dalla Casa proprio per dimostrare la sua affidabilità e al sua propensione per i lunghi viaggi: una realtà difficile da digerire per i detrattori del due tempi.