mercoledì 15 giugno 2016

Motociclismo e luoghi comuni


- Il fatto del giorno -
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Motociclista #1, se non altro per anzianità)
- Arrivo nei pressi dell'ufficio postale, parcheggio la moto negli appositi spazi. I più vicini all'ufficio sono proprio di fronte ad esso ma al di là della strada, poco male;
- Mi tolgo casco e guanti e ripongo il tutto nel bauletto;
- Attraverso sulle strisce e proprio davanti l'ufficio noto un oggetto molto simile a quello sopra illustrato, parcheggiato in obliquo nello stallo del bus e con lo scarico libero (senza silenziatori) puntato esattamente contro l'ingresso dell'ufficio, a circa 3mt di distanza;
- Entro in ufficio salutando le impiegate che conosco e mi metto
disciplinatamente in coda chiedendo però in anticipo un modello per bonifici che intanto compilerò facendo la fila;

"Motociclista" #2 (mi dispiace per la sua Harley ma il #1 sono io)
- Nel tempo che rimane prima del mio turno, noto distrattamente l'utente del pezzo di ferro parcheggiato là fuori e rifletto sulla nostra differenza di approccio con le due ruote: nonostante il caldo, calzo degli stivaletti da moto (anche se bassi) ed un gilet "tecnico" con protezioni. Nel bauletto ho lasciato il casco integrale (perché altri formati sono pressoché inutili) bianco ed i guanti da moto che continuerei ad indossare anche se fuori ci fossero 40°.
Lui, niente di tutto questo: scarpe ginniche basse con lacci pericolosamente lunghi ed un jet NERO OPACO, come la sua cavalcatura, che ha lasciato sulla sella perché tanto a lui nessuno tocca niente (però non siamo a Napoli).
Il tipo si fa notare non solo perché ha la testa rasata come se avesse appena eseguito la profilassi contro i pidocchi ma perché, dopo aver digitato per tre volte il PIN sbagliato, comincia a prendersela con l'impiegata solo perchè per prassi bancaria non può restituirgli la carta fino a domattina perche è stata bloccata in automatico dal sistema.
Ovviamente, il tutto si volge a voce sempre più alta, mentre se ne va sprezzante e maleducato e maltrattando verbalmente la povera lavoratrice come se fossa stata tutta colpa sua.
- Dopo qualche secondo, nell'ufficio postale con la porta ancora aperta, si avverte una sorta di terremoto: ha messo in moto la sua locomotiva con gli scarichi liberi diretti esattamente verso l'interno della sala, come se lo avesse fatto apposta: il sigillo finale della sua maleducazione, per non dire di peggio.

Questo fatto è reale e si è verificato appena mezz'ora fa su in città, ora non vorrei sembrare razzista ma dopo aver letto il racconto potevano esserci dubbi sul genere di veicolo che aveva il figuro? UN vero motociclista non si comporterebbe così, io non ne ho mai visti.
Conosco delle persone brave e non stupide che nonostante ciò hanno scelto di muoversi (quando funziona) in Harley o con qualche custom simile e mi sembra si comportino generalmente in maniera rispettosa del prossimo ma nel mio immaginario forse condizionato da luoghi comuni, gli utenti di tali veicoli "tendono" a sgomitare ed a cercare d'imporsi sul prossimo un po' troppo per i miei gusti.
Insomma, parafrasando il solito Oscar Wilde, penso non sia assolutamente necessario essere degli individui ignobili e spregevoli per scegliere di cavalcare una custom ma sospetto comunque che una condizione di sub-umanità aiuti e molto nel determinare una simile scelta.

- Un'altra storia -

Un mio amico anch'egli motocilista di lungo corso, fine conoscitore dell'animo umano ed attento osservatore (anche perché è un artista), mi ha raccontato di aver partecipato da poco, accettato dagli altri nonostante fosse in moto, ad un raduno Harley o comunque customistico.
Abituato come tutti noi a intendere per "giri in moto" un'allegra scavallata fino alla meta prefissata, si è meravigliato molto quando, per percorrere assieme agli harleysti circa 30km, ci ha messo 3 ore.
Il perché è facile da intuire: dopo 5km si è fermata per strada una delle HD, prima dell'arrivo a destinazione altre due.
Meta dell'accozzaglia di duri della domenica: il ristorante dell'hotel più  importante della zona [l'Hotel Ariston di Capaccio (SA), N.d.R.], sede di congressi e di capodanni trasmessi da RAI 1.
Immagino sia stato veramente uno spettacolo vedere tutti questi brutti ceffi accigliati e vestiti come gay sado-maso americani parcheggiare le loro cavalcature sotto le palme di fronte al pretenzioso ingresso della struttura e poi disporsi educatamente ai tavoli del posto più lussuoso della zona.
Dopodiché: giro in moto. "Ok - ha pensato il mio amico - ORA si farà il giro in moto (se no di che razza di raduno si tratta?!?)."
Macché! Per la combriccola di danarosi temporaneamente emarginati dalla società, il giro in moto finale della giornata consisteva nel raggiungere la vicinissima Agropoli per poi sfilare rumorosamente a passo di morte sul lungomare, in centro e giù al porto.
Un altro mondo, che fatico a comprendere perché per me "moto" singnifica moto, non staticità; dinamica in azione e non potenziale inespresso; bellezza funzionale e non fine a sé stessa, utilizzo del mezzo e non ostentazione.
Chi è strano, io o loro?!?
Quando mi ha raccontato tutto questo, con le nostre moto eravamo nel ristorante più country-road-house e grezzo del Cilento (il mitico "da Cono") dopo e prima di aver percorso con tanto gusto tutte le curve della SS18, scivolando di qua e di là sul fondo viscido e non senza aver beccato un po' di pioggia, evento che non ha mai spaventato i veri motociclisti.

- Epilogo - 

Una volta mi trovai, con un conoscente harleysta che denominerò "H", a criticare la scomodità della sua moto.

H: - Ma che dici: scomoda?! Guarda che ci ho fatto LUNGHI viaggi e la trovo comodissima.

P: - Ah si? Non immaginavo (come sono buono!). E giusto per farmi un'idea: cosa intendi per "lunghi viaggi"... cioè quanti chilometri al giorno?

H: - Ah guarda - rispose socchiudendo gli occhi alla Verdone - anche centocinquanta chilometri al giorno!

E' proprio vero che tutto è relativo ma a pensarci bene: se per percorrere 30km in Harley ci vogliono - come sopra - anche 3 ore, per farne 150 si rischia di mettercene 15!! Ecco perché trovano avventuroso anche solo spostarsi da un paesino all'altro! Perché con simili veicoli è realmente un'avventura provarci! Oltre al fatto che dopo tre ore di marcia su quei cosi, schiena, braccia e sedere sono a pezzi.
Allora non è poi tanto eroico guidare anche 10 ore al giorno - magari a temperature costantemente sotto lo zero - come mi è capitato di fare!
Poco importa se nel frattempo percorrevo più di 1200 chilometri attraversando due o tre Paesi diversi.
O no?